L’invisibile – Recensione del libro “L’Universo tra le Dita” di Michele Mele (scritta dalla prof.ssa Antonietta Ambrosano)

Titolo

L’Universo tra le dita. Storie di scienziati ipovedenti o non vedenti.

Sinossi

Con il dichiarato obbiettivo di contrastare i pregiudizi che ancora circondano i non vedenti e gli ipovedenti, che ne sviliscono il ruolo all’interno della società e che spesso li allontanano in precoce età dalle discipline scientifiche erroneamente considerate a loro inaccessibili, quest’opera raccoglie le storie, le imprese e le scoperte di dieci scienziati ipovedenti o non vedenti. Sei notevoli figure del passato, Nicholas Saunderson, Leonhard Euler, John Metcalf, François Huber, Jacob Bolotin ed Abraham Nemeth, vissute tra la fine del XVII secolo ed i primi anni del XXI secolo, e quattro ancora viventi, Lawrence Baggett, Damion Corrigan, Mona Minkara ed Henry Wedler, provano concretamente l’inconsistenza degli stereotipi, dimostrando come virtuosi processi di inclusione favoriscano le possibilità per le persone con bisogni speciali di seguire la strada che il talento suggerisce, al di là di ogni ostacolo materiale o ideologico.

Recensione

(Questa recensione è ad opera della prof.ssa Antonietta Ambrosano)

È sorprendente constatare come sia possibile raggiungere il successo, mescolando alcuni fattori determinanti quali il sostegno della famiglia, il ruolo della scuola, il superamento di preconcetti.
Le dieci personalità raccontate sono accomunate dalla caparbietà, dalla tenacia, dall’assenza dell’autocommiserazione; riescono a vedere oltre il visibile e, quindi, ad osservare, ad astrarre, come fa notare l’autore.
Le dieci vite, calate in un tempo, diventano storie senza tempo, assumono il valore eroico delle figure scolpite e immortalate nella bellezza dell’arte e della poesia.

“Fu suo padre ad insegnargli a riconoscere le lettere dell’alfabeto, accompagnandolo personalmente nel cimitero di Penistone e facendo toccare al bambino le iscrizioni sulle lapidi…”. (pag. 26)
“…Johan Bernoulli…divenne insegnante privato del giovane Leonhard, avvicinandolo soprattutto al calcolo leibniziano e ai principi della fluidodinamica. Forse fu proprio lui, con la lungimiranza del grande accademico, ad intuire le illimitate potenzialità del ragazzo ed a convincere Paul a lasciare suo figlio libero di scegliere una carriera nelle scienze”. (pag. 39).
Stiamo parlando, nel primo caso, di Nicholas Saunderson (1682-1739), e nel secondo, di Leonhard Euler (1707-1783), entrambi matematici e fisici. Non deve stupire come la forza interiore di chi vive un disagio trovi spazio e concretezza anche grazie all’intelligenza di persone che credono, che vanno oltre gli stereotipi: il padre per Saunderson e il “grande accademico” per Euler ne sono l’esempio.
L’autore insiste sull’importanza dell’inclusione, sulla necessità di creare le giuste condizioni affinché le risorse e la genialità di persone con bisogni speciali non vadano disperse.
Lo stile asciutto, privo di manierismi o sentimentalismi, dà forza e vigore alle sue argomentazioni, accompagnandoci in un viaggio straordinario attraverso l’universo invisibile.